I risultati dell’indagine congiunturale sul settore manifatturiero elaborata dalla Camera di Commercio di Vicenza evidenzia l’ulteriore peggioramento del quadro economico
Si conferma il momento difficile per il tessuto produttivo provinciale: l’indagine congiunturale sul settore manifatturiero relativa al IV trimestre 2023, elaborata dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Vicenza, evidenzia infatti una flessione sia per la produzione sia per il fatturato, rispettivamente -0,9% e -2,6% rispetto al trimestre precedente, che già aveva manifestato per la prima volta nel dopo pandemia un valore negativo per la produzione.
E la flessione è ancora più significativa se come termine di paragone viene preso il IV trimestre del 2022: -2,2% la produzione e -3,8% il fatturato. Analizzando invece la dinamica della produzione media annuale, il confronto con il 2022 è sì negativo (-0,6%) ma resta comunque ampiamente al di sopra del livello pre-pandemico.
Per quanto riguarda i singoli settori, nel confronto su base annuale solo quello metal-meccanico è sostanzialmente stazionario (-0,2%), mentre i dati più pesanti riguardano il sistema moda e l’alimentare. Un valore positivo emerge invece per la produzione dei beni di investimento, ma probabilmente si tratta di un effetto di trascinamento per ordini raccolti nei mesi precedenti.
La tendenza negativa difficilmente potrà essere invertita a breve, considerando che anche gli ordini mostrano una flessione, anche in questo confermando quanto emerso nella rilevazione precedente: la domanda interna evidenzia una flessione pari a -1,9% rispetto al 3° trimestre e -2,4% quella dai mercati esteri.
Anche in questo caso il contro su base annuale conferma ulteriormente il quadro negativo: rispetto al IV trimestre 2022 risulta -2% per gli ordini dal mercato interno e –4,9% per quelli dai mercati esteri.
Per quanto riguarda i prezzi, invece, appare in corso una fase di raffreddamento, come dimostra il rapporto non proporzionale tra la flessione di produzione e fatturato, con quest’ultimo che verosimilmente diminuisce appunto anche e soprattutto per una flessione dei prezzi.
In questo contesto delicato, l’occupazione resta sostanzialmente stabile rispetto a fine settembre anche se si deve registrare un segno “-” che per quanto ridotto (-364 unità) fa tornare lo stock degli occupati sotto quota 150 mila (149.838 per la precisione); rimane comunque più elevata rispetto a dicembre 2022 (+1,4%).
In compenso, nel 4° trimestre le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) sono state 4,9 milioni, con un netto incremento rispetto al trimestre precedente: +51,3% rispetto ai 3,2 milioni del 3° trimestre, ma si registra un aumento anche rispetto al 4° trimestre 2022. La distribuzione non è omogenea nei vari trimestri e l’ultima fase del 2023 è risultata la più critica, a riprova che la situazione è in alcuni casi fonte di preoccupazione.
Un ragionamento a parte riguarda la demografia delle imprese: nel 4° trimestre 2023 il saldo tra iscrizioni e cancellazioni al Registro delle Imprese è stato negativo e pari a -300 (+214 nel 3° trimestre, -96 nel 2° trimestre e -457 nel 1° trimestre), ma vi è da registrare un effetto amministrativo di pulizia degli archivi. Conseguentemente nel 2023 si è registrata una contrazione del numero di imprese registrate (-639) ma in parte dovuta alle cessazioni d’ufficio: infatti al netto di questo effetto il saldo sarebbe invece positivo e pari a +115.
Va evidenziato che le aperture delle procedure concorsuali nel 4° trimestre 2023 sono in aumento rispetto al 3° trimestre, ma anche in questo caso per l’analisi del dato va tenuto conto dell’usuale rallentamento dell’attività dei tribunali nei mesi estivi: 57 contro 36. Più attendibile è allora il confronto con l’ultimo trimestre del 2022, rispetto al quale c’è stato effettivamente un incremento delle procedure concorsuali (179 imprese rispetto a 99), ma tale numero è influenzato dai cambiamenti normativi rivolti alla risoluzione della crisi più alla chiusura delle imprese (le aperture di fallimenti nel 2023 sono state solo 3).
Alla delicatezza del quadro concorre anche la complessità del periodo per il credito bancario: al 30 novembre 2023 lo stock di prestiti vivi bancari alle imprese era poco sotto alla soglia dei 13 miliardi, dunque un valore nettamente inferiore a quello di fine dicembre 2022 (-7,3%). Dopo un inizio di anno con valori al di sopra dei 14 miliardi si è assistito ad un progressivo anche se non continuo decremento dello stock di prestiti. Non è ancora chiaro quando la Banca Centrale Europea abbasserà i tassi di riferimento, ma la domanda di credito è certamente scesa nell’ultima parte del 2023.
Su base annuale, comunque, va evidenziato un andamento non uniforme tra i diversi settori: nei primi undici mesi del 2023 l’ammontare dei prestiti è aumentato nelle costruzioni (+3,9%), mentre si è ridotto nel manifatturiero (-9,5%) e nei servizi (-5,5%).
Guardando al futuro, a fine dicembre i giorni di produzione assicurati dagli ordinativi già raccolti erano 60, un dato lontano dai 71 giorni di fine 2022 ma in aumento rispetto al trimestre precedente (53); viceversa il grado di utilizzo degli impianti si allontana dal livello teoricamente ideale dell’80% attestandosi ad un valore vicino al 73%. La quota di imprenditori che prefigura un incremento produttivo nel breve periodo è più bassa di quella del quarto trimestre 2022 ma in linea con quella del terzo trimestre pari a circa il 38%.
Nonostante molte situazioni di incertezza e di difficoltà una parte degli imprenditori rimane dunque ottimista; resta da valutare l’effetto della fase operativa del PNRR e dell’auspicabile riduzione dei tassi di interesse. Altri elementi da considerare sono le tensioni geopolitiche che non sembranoperò in fase di soluzione.