Forzisti tutt’altro che su Marte

Sembravano marginali, condannati all’insignificanza dopo il declino e la scomparsa di Silvio Berlusconi, e invece il Pio Antonio (Tajani), è uscito dal grigio della Terra di Mezzo, dettando contenuti e obiettivi che rimettono la politica al centro del dibattito. E non le prossime elezioni o l’ultimo sondaggio.

E il campo di battaglia su cui si stanno concentrando i dirigenti di Forza Italia è proprio la nostra regione, il Veneto, la terra di Luca Zaia, ma anche di Flavio Tosi, suo storico antagonista per storia e stile politico, la stessa differenza che esiste in filosofia tra forma e sostanza.

Mentre il convitato di pietra a questo dibattito, Fratelli d’Italia, si è acquartierato nella triangolazione tra nuovo assessore regionale (Valeria Mantovan, sindaco di Porto Viro – la Carneade di FdI -, nuovo capogruppo (Lucas Pavanetto) e il – forse – nuovo Vice Presidente del Consiglio Regionale (Enoch Soranzo), che dovrebbe conquistare dopo la promozione di Nicola Finco, che ha conquistato il municipio di Bassano del Grappa praticamente da solo.

Ed è subito evidente che i forzisti non sono certo su Marte.

Sono ben concentrati sulla Terra, anzi sul Veneto. La manovra parte da lontano. Prima di tutto occupare lo spazio politico del Centro, dopo che i sondaggi e i risultati delle Europee li danno in risalita e verso il sorpasso sul Carroccio, e dopo i tentativi dichiarati ma non riusciti di Renzi & Calenda di piantare le loro bandiere.

Lo ha detto chiaro qualche giorno fa il Pio Antonio all’uscita dall’assemblea Agesci di Verona, lanciando il tema dello spazio al centro non rappresentato – e questo spiega in parte le ragioni dell’astensionismo sempre più spinto -, tornando sullo ius scholae e facendo l’endorsement su Flavio Tosi. Quindi Forza Italia esprime una posizione politica e il resto del centrodestra perde un’occasione – come ha bene spiegato ieri Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera – per mettere sul tavolo un tema di civiltà come lo ius scholae, oltre l’ordinaria amministrazione dell’agenda di governo. Passi la posizione di Vannacci, passi quella di Salvini, ma la destra di governo di Giorgia Meloni dovrebbe solo rileggersi le tesi di Gianfranco Fini e di Alleanza Nazionale dell’ultimo periodo per ricordarsi che FdI è figlia di quell’evoluzione verso il conservatorismo europeo più illuminato, quello che sa prendere atto del cambiamento e lo guida anzichè subirlo o balbettare.

Perchè, ammettiamolo, il disegno non dichiarato di Forza Italia è rappresentare l’elettore moderato, ma non reazionario, che in Veneto è sempre stato maggioranza. Quello che ha decretato i successi per trent’anni della Balena Bianca, per quindici di Galan e altrettanti per Zaia. Un elettorato che è sempre lo stesso, prima votava DC, poi Forza Italia, quindi Lega, ora, potrebbe toccare a FdI. Il segnale il Veneto l’ha dato alle Politiche e alle Europee, ma era un segnale a Giorgia Meloni, ora tocca alla classe dirigente del territorio non perdere l’occasione.

Altrimenti i Forzisti, che appunto non sono su Marte ma in Veneto con i piedi ben piantati per terra, potrebbero riprendersi il primato nella coalizione e il successo di FdI venire archiviato come un episodio. E’ già successo con Matteo Renzi.

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