I commercianti fanno da sè sulla sicurezza in città.
E come da loro torto? Dopo un anno vissuto pericolosamente con spaccate, pestaggi ed oggettivo aumento del livello di criticità, le risposte sono state evidentemente inadeguate dalla politica. Un anno fa la nuova Amministrazione prometteva i vigili di quartiere, poi sono arrivati i presidi nella zona calda e, come già visto in passato, dell’Esercito, di recente sono state elencate, in una conferenza stampa, le prodezze della Polizia Locale accompagnate dall’invito del Sindaco a non incoraggiare le richieste di elemosina da parte degli accattoni, ma il cambiamento è ancora lontano. Anzi, sembra perfino che la situazione peggiori.
Ed ecco che i commercianti ieri incontrano il Prefetto e le Autorità locali con l’idea di autofinanziarsi per farsi proteggere da un istituto di vigilanza privata. Un altro tentativo, che ci auguriamo vada in porto superando le difficoltà legate alle autorizzazioni, ma è l’ammissione di una sconfitta alla sfida sul tema della sicurezza.
Vale la pena allora di tornare sull’argomento perchè la sensazione di un’Amministrazione che navighi a vista è palese. Gli operatori provano a dare una scossa con la vigilanza privata, ma, di fondo, c’è un problema di approccio e di formule.
Da Palazzo Trissino comunicano che verranno aumentate le telecamere collegate con le Forze dell’Ordine, che bisogna potenziare il controllo di vicinato, che bisogna fare rete tra istituzioni, operatori e privati, ma ci pare che siamo ancora molto lontani da un approdo chiaro. Da un metodo.
Ma andiamo con ordine.
L’approccio. In primo luogo va tolto al tema della sicurezza il dogmatismo della politica. Per molte aree del Centrosinistra parlare di interventi decisi sulla sicurezza significa essere di destra, addirittura per molti c’è lo spettro di un fascismo che esiste solo nelle fantasie malate di qualche fanatico. E questo approccio ideologico è un ostacolo per ora insuperabile per l’attuale maggioranza. Tanto quanto lo è dall’altra parte, dove esistono aree della destra che reagiscono pavlovianamente quando sentono il brivido del law & order. In entrambi i casi però stiamo parlando di frange ideologicamente forti, ma numericamente deboli che parlano al loro elettorato, di nicchia anche questo, ma dimenticano la maggioranza sempre meno silenziosa dei vicentini che non ne può più e attende risposte e provvedimenti efficaci. L’approccio, quindi, trattandosi di una vera e propria emergenza, dovrebbe essere molto più laico e porsi l’obiettivo del risultato, superando senza sensi di colpa le ali estreme di una parte e dell’altra, alle quali l’inerzia del decisore sta regalando uno spazio politico che diversamente non potrebbe mai avere.
E poi ci sono le formule. C’è quella dell’aumento delle telecamere. Aiuta ma non risolve. In molti casi le telecamere sono già presenti ma non hanno impedito nè rapine, nè violenze. Un’altra formula di moda che ritorna periodicamente nel glossario degli amministratori è il controllo di vicinato. Altra frase magica che funziona in forma saltuaria e che presuppone che il vicinato esista. Ma in una città come la nostra quanti hanno effettivamente rapporti con i vicini? Il controllo di vicinato può funzionare – con molti limiti – in realtà piccole e con un forte senso di comunità, ma a Vicenza, dove il senso di comunità è andato a farsi benedire da decenni, di cosa stiamo parlando? Di un mondo magico che non esiste. E soprattutto, anche in questo caso, parliamo di soluzioni del passato che avevano una qualche suggestione dieci, quindici anni fa, ma che oggi sono vecchie e superate come l’approccio ideologico alla sicurezza.
Una visione più laica prevederebbe di affrontare l’emergenza andando oltre gli schieramenti e mettendo insieme il meglio delle proposte delle diverse parti politiche, Possamai dovrebbe mettersi intorno al tavolo con i leader della destra locale e sviluppare misure da adottare in consiglio comunale con i voti di chi ci sta, anche a costo di generare qualche mal di pancia nella sua maggioranza, e i leader della conservatori dovrebbero esercitare tutta la loro influenza per un’azione dal Governo della Regione e del Paese per aumentare l’arrivo di uomini e mezzi a Vicenza.
Un’ultima considerazione sulle formule.
Oggi Rucco propone di dotare di taser la Polizia Locale prendendo spunto da una misura adottata dal sindaco di Milano (PD), e magari si potrebbero aggiungere anche le body cam che il sindaco di Padova (sempre PD) ha attaccato alla divisa dei suoi vigili e i droni, magari sviluppando un protocollo sperimentale a Vicenza sulla Sicurezza che metta finalmente in campo il meglio della tecnologia che oggi offre il mercato al servizio di chi vorrebbe vivere un po’ più tranquillo, tutti noi.
Un’emergenza non si affronta per tentativi, e la politica non può abdicare al suo ruolo in favore di un’idea di sicurezza in formato Deliveroo. Serve metodo e serve coraggio. E molta, molta ideologia in meno.