Non sono 23 pugnalate, come quelle inferte a Giulio Cesare, ma un essenziale comunicato stampa di ieri a mettere la parola fine alla stagione della Casa dei Comuni a Palazzo Nievo. I coordinatori provinciali di Fratelli d’Italia (Silvio Giovine), della Lega (Denis Frison), di Forza Italia (Pierantonio Zanettin) e dell’UdC (Luca Franzè) hanno firmato la conclusione dell’esperienza di governo assembleare della Provincia.
Ma facciamo qualche passo indietro per leggere correttamente la svolta che preannuncia un mutamento sostanziale a Palazzo Nievo.
All’indomani dell’abolizione delle Provincie ad opera del governo Renzi, che le trasforma qualche anno fa in ente di secondo livello con l’obiettivo di generare risparmi – in realtà per recuperare risorse utili al governo dell’epoca – il Parlamentino di Palazzo Nievo prima viene commissariato sul Presidente uscente – Attilio Schneck, l’ultimo Presidente eletto a suffragio universale – e poi un decreto successivo fissa la data per eleggere sia la guida della Provincia, che i consiglieri, con il voto dei consiglieri comunali e dei sindaci, nonché con il requisito per il presidente di essere già sindaco in carica e per i consiglieri di essere amministratori del loro comune (sindaci o consiglieri).
Achille Variati, all’epoca sindaco di Vicenza, si inventa la retorica della Casa dei Comuni, convincendo gli amministratori che le appartenenze partitiche non avevano senso con la nuova configurazione della Provincia, ne diventa Presidente per due mandati e si porta in consiglio una rappresentanza trasversale dal PD a Fratelli d’Italia, passando per il mondo dei civici – che all’epoca erano anche particolarmente significativi dal punto di vista dei numeri -.
L’operazione riesce, anche se ne beneficiano soprattutto Variati e la sua parte politica nonostante la debolezza del PD fuori dalle mura della città, ma tutto sommato il giochetto funziona. Dopo Variati arriva il nuovo sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, che fa il suo giro di valzer a Palazzo Nievo, con lo stesso schema di Variati. Ma nel 2023 Rucco non è più ricandidabile a causa dell’imminente rinnovo delle comunali della città. Si creano due schieramenti, il centrosinistra e un’area mista di amministratori civici e di centrodestra che vanno a sostenere il sindaco di Montegalda, Andrea Nardin, mentre le segreterie di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Coraggio Italia, UdC e Azione lanciano Nicola Ferronato, sindaco di Caldogno. Finisce con la vittoria netta di Nardin che, dal giorno dopo, riesce ad ammorbidire ogni possibile opposizione e a far ritorno al vecchio schema della Casa dei Comuni. E dalla mappa spariscono maggioranza e opposizione al Nievo.
Todos caballeros.
Ora riparte la stessa strategia che abbiamo visto sulla Presidenza l’anno scorso, solo che si andranno a votare i consiglieri, per il rinnovo di Nardin bisogna aspettare ancora un paio d’anni, e quindi qualche domanda sorge spontanea.
Se il centrodestra compattamente decide di rompere lo schema, qualcosa è successo. La rottura è con Nardin o tra consiglieri di destra e sinistra?
E ancora, il centrosinistra oggi è più forte o più debole del 2023? A guardare i numeri sembrerebbe più forte perchè nel frattempo ha espugnato la città di Vicenza, ha conquistato Montecchio Maggiore e mantenuto Valdagno e Thiene.
Rimane un’altra domanda, e riguarda uno dei grandi elettori come la città di Schio e il suo leader locale Valter Orsi, l’uomo che ha assicurato continuità alla sua giunta facendo diventare sindaco la sua Vice, Cristina Marigo. Cosa farà Orsi? Andrà a ingrossare le file del Centrodestra o del Centrosinistra?
E gli amministratori di Centrodestra che si erano schierati con Nardin, si allineeranno alla disciplina del proprio partito? L’ultima volta hanno fatto il gesto dell’ombrello a Celebron (Lega) e Ierardi (FdI). Ma adesso la guida dei due partiti è diversa. Dovranno vedersela con Silvio Giovine e Denis Frison. E quindi sarà un bel test anche in questo senso per comprendere il livello di controllo dei partiti sui propri amministratori.
Quindi sono sicuramente le Idi di Marzo della Casa dei Comuni, ma saranno soprattutto una verifica complessiva sugli equilibri reali della destra e della sinistra. Con un risultato difficile da prevedere oggi.
Ma la Casa dei Comuni ormai è una Casa di Carta.