Il presidente di Coldiretti Schio, Fabio Scorzato: “I lupi hanno capito che è più facile predare animali domestici. Senza un piano di gestione efficace, il problema rischia di sfuggire di mano”
La situazione legata alla presenza del lupo nel Vicentino ha raggiunto livelli di allarme. Solo nell’ultimo anno, sull’Altopiano di Asiago, sono stati oltre 150 gli animali predati dai lupi, provocando danni per un valore superiore ai 10 milioni di euro. La denuncia arriva da Fabio Scorzato, presidente della Coldiretti di Schio, che evidenzia come il fenomeno non sia più circoscritto alle aree montane, ma si stia espandendo progressivamente verso la pianura, dove la convivenza tra allevatori e lupi diventa sempre più problematica.
“I lupi si stanno adattando rapidamente – spiega Scorzato – e hanno capito che è molto più facile predare un vitello, una manza o un asino rispetto agli animali selvatici come camosci o caprioli. Questo sta portando gravi conseguenze per gli allevatori locali, che si trovano a fare i conti con perdite ingenti e crescenti difficoltà nel proteggere i propri animali.”
La questione della gestione del lupo
La crescente presenza del lupo in aree a bassa quota, come l’Alto Vicentino, ha sollevato numerose preoccupazioni non solo per gli allevatori, ma anche per le comunità locali. L’assenza di un piano di gestione chiaro e strutturato è una delle principali criticità. “Per anni abbiamo segnalato le predazioni nelle aree montane – prosegue Scorzato – ma ora il problema si è spostato anche più in basso, nelle zone di pianura dove le strutture agricole non sono equipaggiate per affrontare questo genere di pericoli.”
La recente decisione dell’Unione Europea di declassare la protezione del lupo, inserendolo nell’allegato III della Convenzione di Berna, che prevede una protezione meno rigorosa, è stata accolta con soddisfazione dagli allevatori. Tuttavia, Scorzato avverte che non si tratta di un punto d’arrivo. “È un passo importante, ma da solo non risolve il problema. È fondamentale che le autorità italiane, a questo punto il nostro governo, mettano in atto un piano di gestione adeguato. Nessuno sta chiedendo lo sterminio o la deportazione dei lupi, ma è evidente che senza interventi concreti, la situazione rischia di sfuggire di mano.”
Il rischio per l’agricoltura e l’economia locale
Il problema non riguarda soltanto il danno economico immediato, ma tocca l’intero tessuto economico e sociale della zona. Le aziende agricole locali, come l’azienda Grattanuvole, hanno subito gravi perdite a causa delle incursioni dei lupi, e la situazione sembra destinata a peggiorare. “Le stalle in pianura – spiega Scorzato – non sono progettate per difendersi dai lupi. Di notte, le mandrie si trovano in edifici che non offrono vie di fuga, diventando facili prede per i lupi. E per chi ha il bestiame al pascolo, i carnivori hanno ancora più possibilità di agire indisturbati.”
A complicare ulteriormente il quadro, si aggiungono i danni provocati dai cinghiali, che devastano i terreni agricoli e sono un vettore per la diffusione della peste suina africana. Anche questi animali stanno causando enormi problemi agli agricoltori, peggiorando ulteriormente una situazione già critica.
L’appello delle comunità rurali
La Coldiretti e gli allevatori del territorio chiedono alle autorità un intervento urgente e mirato. La Regione Veneto, da parte sua, ha cercato di sostenere l’agricoltura con progetti come Habitat, volti a finanziare il ripascolamento delle aree montane, ma questo non basta a garantire la sicurezza degli allevatori.
“Non possiamo più ignorare il fatto che il lupo sia ormai presente anche in pianura – conclude Scorzato – e questo è un dato di fatto documentato dalle denunce e dalle segnalazioni. Le nostre stalle e i nostri animali sono sempre più esposti e, senza un intervento tempestivo e una gestione oculata del problema, rischiamo di compromettere non solo il lavoro di centinaia di famiglie, ma anche la sicurezza alimentare e la biodiversità della nostra regione.”
L’emergenza lupo è ormai una realtà che coinvolge tutte le zone del Vicentino, e le comunità locali aspettano risposte concrete dalle istituzioni. Solo un piano di gestione efficace e condiviso potrà evitare che questa situazione degeneri ulteriormente, mettendo a rischio non solo l’economia agricola, ma anche la sicurezza dei territori.