The sound of silence. Di Sala & Garfunkel

Un Consiglio Comunale che fotografa gli equilibri di destra e sinistra, oltre al ritorno della politica in Sala Bernarda. Tra cronache marziane e svarioni della maggioranza

 

Il primo tagliando al lavoro dell’Amministrazione è avvenuto ieri, nel consiglio comunale monotematico sul controverso aumento delle rette delle mense scolastiche. Una vera maratona oratoria che ha finalmente delineato le differenze tra destra e sinistra, tra maggioranza e minoranza, ognuno con le proprie visioni.

Da una parte il Sindaco, presente e vigile nel coordinare la sua orchestra che, nonostante il suo talento, qualche stonatura la mette in atto. Dall’altra un’opposizione che serra le fila e ritrova un argomento per non dividersi. Il Centrodestra, pur nella diversità di stile tra le personalità di Fratelli d’Italia, con Francesco Rucco che difende il lavoro suo e della sua giunta e mette in chiaro gli errori della squadra di Possamai, Simona Siotto che procede implacabile nella smentita puntuale di ogni tesi della maggioranza, Valerio Sorrentino che mette maliziosamente in evidenza l’inesperienza dei consiglieri del Centrosinistra, Michele Dalla Negra che “ridendo castigat mores”, mette alla berlina gli avversari con simpatia e mestiere, Jacopo Maltauro – Lega – che mostra teatralmente la sua ricerca di spazio in mezzo ai protagonismi del Centrodestra, Stefano Notarangelo – Idea Vicenza – che veste la pelle dell’agnello, ma non fa sconti agli avversari e, dulcis in fundo, Marco Zocca – Forza Italia – che smonta contabilmente la linea Maginot del Centrosinistra.

Le repliche sono spesso d’ufficio tra i banchi della maggioranza, Bardin, Pizzolato, Giacomin e Bez provano a tenerla, quella linea, Ida Grimaldi fa il suo mestiere, l’avvocato, più che la voce politica contro le intemerate dell’opposizione.

Ma nessuno di loro risulta convincente. Soprattutto quando confondono il servizio che sta per andare in gara – l’esternalizzazione che riguarda le elementari – con il lavoro, storicamente di eccellenza che questa Amministrazione ha ereditato da decenni di buon governo a tutte le latitudini della politica. Nessuno di loro risulta convincente anche quando viene magnificato il lavoro di concertazione avvenuto, per necessità, a piatti lavati. Perchè, in effetti, se dopo la delibera che sigillava l’aumento e il cambio di schema del servizio approvata il 2 agosto, non vi fosse stata la reazione dei genitori e delle minoranze, che hanno chiesto, e ottenuto, la convocazione di un Consiglio Comunale ad hoc, nessuno avrebbe avuto la voglia di negoziare. Se si fosse taciuto di fronte alla delibera passata in sordina il giorno della Festa dei Omeni, non ci sarebbe stata polemica e Possamai e Selmo non avrebbero negoziato proprio nulla e sarebbero andati a farsi una birra all’Hangarpalooza.

Ma è nel corso del dibattito che si declinano le differenze e si rivelano le posizioni.

L’assessore Selmo, chiamato in causa più volte e principale responsabile del pasticcio, prende la parola a più riprese. Rivendica la bontà della scelta, rivendica, soprattutto, la politica di questa scelta. L’aumento non arriva – solo – per problemi di bilancio perchè tutti dobbiamo stringere la cinghia, perchè mala tempora currunt, ma perchè è giusto così. Perchè tutti devono pagare e perchè ogni cittadino deve contribuire in proporzione alle sue possibilità economiche. E qui si sprecano i richiami all’altro dogma del Centrosinistra, la Costituzione, citata come grimaldello per legittimare ogni decisione, anche la più iniqua.

Ma il volto dell’assessore all’Istruzione e di – parte – della maggioranza si rivela nella discussione dell’Ordine del giorno – by Siotto & C. – sull’opzione del cestino da casa.

Le minoranze dicono che venga riconosciuto alle famiglie, a fronte di aumenti così forti, la possibilità di portarsi il pasto e consumarlo nel tempo dedicato alla mensa. Ordine del Giorno bocciato dalla maggioranza che mostra tutti i limiti del pensiero unico, chiarito da Selmo che prende il microfono e spiega che non si può e non si deve fare perchè il tempo mensa è anche tempo educativo. Al diavolo il diritto delle famiglie di dire no al pasto deciso dal Comune, al diavolo il principio che un servizio individuale non è obbligatorio, al diavolo la libertà di scelta. Quando arriva da quelle bestie della destra la cultura woke non riconosce i diritti, perchè non rientrano nella loro visione, unica,  del mondo. I bambini devono mangiare a mensa i piatti che Selmo ha deciso per loro.

Il sindaco Possamai si stacca dallo stalinismo gastronomico del suo assessore, ma non lo vuole smentire e lo lascia andare, ma ci risulta difficile pensare che ne condivida davvero la linea.

A questo punto non resta che attuare la disobbedienza civile di fronte al diktat del compagno Selmo. Epperò c’è anche un’altra lettura, più prosaica e meno ideologica, se i genitori in massa mandano i figli a scuola con il panino, salta l’equilibrio economico della gara in arrivo, che contempla migliaia di pasti ogni giorno, e se questi pasti non vengono consumati il Comune dovrà comunque vedersela con un contratto firmato con una o più ditte esterne.

Della serie se firmo un contratto per la fornitura di qualche migliaio di pasti al giorno e questi pasti non vengono consumati perchè le famiglie arrivano col panino da casa cosa succede? E soprattutto chi paga?

Il consiglio finisce con qualche ordine del giorno approvato o emendato, ma la maggior parte bocciati. La città che ha visto lo spettacolo probabilmente quegli impegni li avrebbe approvati tutti, avrà però capito che abbiamo un assessore all’Istruzione che arriva dalla Corea del Nord e quella città si starà chiedendo se, con il cambio di amministrazione, non si sia passati dalla padella alla brace.

Infine andrebbe spiegato il silenzio per tutto il Consiglio di Isabella Sala, assessore al Bilancio e Vicesindaco, più volte chiamata in causa dalle opposizioni, che ha fatto la sfinge per tutta la durata del dibattito. Come interpretare il suono del suo silenzio? Forse questa decisione, l’aumento delle rette, l’ha subita? Ci sono dei punti di vista diversi nella falange del Centrosinistra? O era solo imbarazzo per il provvedimento peggiore dell’era Possamai? In ogni caso il suo silenzio è uno sfregio al rispetto del dibattito e al diritto dei cittadini di conoscere il suo pensiero perchè la responsabilità è anche, forse soprattutto, sua.

Se fosse stata una partita di calcio, per il livello espresso dal dibattito politico è 2 a 0 per il centrodestra. Perchè non sempre la sconfitta sul pallottoliere di Sala Bernarda equivale alla sconfitta nel rapporto con la città. Non sempre i numeri battono la politica.

 

 

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