Università: dopo la stagione dei Costruttori servono Visionari e Ricucitori

Nel dibattito di fine agosto entra in questi giorni l’Università, un argomento che ciclicamente torna a dividere e surriscaldare, perchè ogni leader dell’establishment ha la sua ricetta, prima dice la sua e, soprattutto non dichiara cosa farebbe per l’Università ma soprattutto cosa devono fare gli altri (i politici di solito),  poi nessuno se ne occupa più in attesa del prossimo argomento da discutere.

Ed ecco il primo problema di Vicenza: discutere di tutto, avere un punto di vista più o meno originale e poi lasciarlo là, non riuscire a fare sintesi delle diverse posizioni e magari poi decidere ed agire.

Tutto prende le mosse da un saggio uscito di recente e firmato da Giovanni Luigi Fontana (che è anche Presidente dell’Accademia Olimpica), Patrizia Messina e Lorenza Perini, dove si fa una dettagliata analisi della presenza universitaria a Vicenza e si evidenzia che, in sintesi, fra i due mondi, la città e l’Università, non si è mai riusciti a fare squadra. Due mondi separati e distinti che, di fatto, non dialogano.

Pronta la risposta del presidente della Fondazione Studi Universitari, Adamo Dalla Fontana, che dichiara “i vicentini dicano se vogliono una città viva o una città morta”, riferendosi alla vitalità che la presenza degli studenti porta in centro e alle iniziative che non decollano anche perchè il vicentino del centro tende a non tollerare la confusione o il rumore. Poi arriva il Sindaco, Giacomo Possamai, che rilancia e butta sul tavolo l’idea di un Masterplan urbanistico che metta al centro del futuro della città, proprio la presenza universitaria, in termini di servizi, opportunità e facilities per gli studenti e per l’indotto economico che ne deriva. Gli altri due soci fondatori, Camera di Commercio e Provincia invece non rilasciano dichiarazioni. Zitto Giorgio Xoccato e zitto Andrea Nardin che ha appena preferito concedere la ex Caserma Borghesi all’ITS che sviluppare lì l’Università.

Al di là delle posizioni, tutte rispettabili, di ognuno, ritorniamo al tema di fondo, quale idea c’è di sviluppo universitario nel suo insieme?

Negli anni Ottanta l’obiettivo era far partire l’università, e dieci anni dopo ci sono riusciti, nei decennio successivi c’era il tema dei Costruttori: servivano sedi, spazi e facoltà ulteriori. Obiettivi tutti raggiunti. Ora serve una generazione di Ricucitori, servono decisori che riescano a mettere in relazione l’università con la città, che realizzino una volta per tutte che si tratta di una risorsa e di un possibile laboratorio costante di approfondimento ed elaborazione sul presente e sul futuro del nostro territorio, e poi bisogna pensare alle nuove facoltà da portare a Vicenza, considerato che adesso abbiamo tutte le università venete in città (Padova, Verona e Venezia), bisogna andare oltre, aprendo le porte della città ad eccellenze nazionali (in passato si era parlato della LUISS per esempio) e, soprattutto, internazionali.

Ricucitori si, ma magari anche un po’ visionari. Che è un po’ di più del respiro corto del terra terra che abbiamo visto di recente e che, giustamente, il saggio di Fontana & C. fra le righe, rileva.

 

CONDIVIDI SU