Come una specie di vertigine” all’Astra di Vicenza: l’atteso ritorno di Mario Perrotta per Terrestri? è ispirato all’opera di Italo Calvino

Venerdì 19 gennaio la rassegna serale propone il monologo di parole e musica del grande nome del contemporaneo italiano. Per il quinto appuntamento in cartellone va in scena l’ultimo spettacolo scritto, diretto e interpretato dell’artista più volte Premio Ubu.

 In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore. È la sua anima che fa spettacolo, ispirata dall’opera di Italo Calvino. L’atteso ritorno di Mario Perrotta al Teatro Astra di Vicenza venerdì 19 gennaio 2024,alle 21, vede sul palco del luogo del contemporaneo in città “Come una specie di vertigine Il nano, Calvino, la libertà”, dopo quasi due anni dal grande successo “Dei figli”. Il quinto appuntamento della rassegna Terrestri?, curata dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia per il Comune di Vicenza con il sostegno del Ministero della cultura e della Regione del Veneto, della Banca del Veneto Centrale e la collaborazione tecnica di Nardi Out Door, propone l’ultimo lavoro scritto, diretto e interpretato dal grande nome del teatro contemporaneo italiano, finalista Premio Ubu 2023 nella categoria miglior attore o performer.

 

Lo spettacolo

L’artista, più volte Premio Ubu, sceglie di portare all’attenzione del pubblico, tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, quello meno libero: “Ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire”, spiega Mario Perrotta nelle note di regia. “Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà. E la cerca, la libertà, tra le pagine delle opere del “signor Calvino Italo”, la racconta come sa e come può, la trasforma in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi, “scalvinando” quelle opere a suo uso e consumo. Il tutto mentre accanto scorre, amaramente ironica, la sua personalissima storia d’amore, una storia impossibile per quel corpo e quella lingua incapaci di parlare”.

 

Lo struggente monologo fatto di parole e musica ha per protagonista un abitante del Cottolengo, il Nano del romanzo autobiografico “La giornata d’uno scrutatore”, personaggio cui Calvino dedica una sola pagina se pur memorabile: “Ho scelto lui e ne ho immaginato tutta l’esistenza – continua l’attore – esistenza che Calvino non ci racconta, proprio perché il mio intento era ragionare intorno al concetto di libertà e il Nano del romanzo ne è totalmente privo.

E torno così alle ragioni prime del mio progetto: non certo uno spettacolo su Calvino, ma uno spettacolo sulla libertà, sull’autodeterminazione, tema che occupa da molto tempo i miei pensieri sull’uomo in quanto animale sociale e sulle storture che mi fastidiano nel nostro convivere quotidiano. Per mia fortuna lo stesso tema ha assediato i pensieri di Italo Calvino lungo tutta la sua parabola letteraria, attraversando ugualmente i romanzi realistici, così come quelli fantastici e l’epoca combinatoria. Questo mi ha consentito di coniugare il mio “ragionare di libertà” con la possibilità di affrontare un autore che ho molto amato ma che mai avevo osato accostare al mio teatro. Ho sempre pensato, difatti, che Calvino fosse impossibile da rappresentare, almeno così com’è”.

 

La libertà, Calvino e l’artista

“È stato questo confluire delle mie riflessioni e di quelle di Calvino intorno a quella parola fragile che è “libertà” che mi hanno convinto a provarci”, conclude l’artista. “E, soprattutto, è stato la scoperta di quel romanzo considerato minore e quel personaggio così impossibilitato a scegliere per se stesso a darmi una plausibile via da percorrere con la mia scrittura. Parto, quindi, dalla sua condizione antitetica di disabile totale per parlare della condizione di noi “abili” che la libertà la sprechiamo ogni giorno. E affondo le mani liberamente negli altri scritti di Calvino “scalvinandoli”, scompigliandoli e ricomponendoli, così come serve al Nano per procedere nella sua serata di spettacolo.

Ne è venuto fuori uno spettacolo profondamente mio che – al contempo – mi sembra rispettare nella sua sostanza profonda la lezione calviniana sulla libertà. Un omaggio personalissimo a un autore che ha saputo modellare la mia visione delle cose del mondo”.

 

Mario Perrotta

Autore, regista e interprete, lo spettacolo italiani cìncali lo segnala tra gli artisti più interessanti della sua generazione. Scrive e interpreta per radio e televisione e pubblica per Fandango Libri e Terre di mezzo. Scrive e dirige Opera migrante per il Lirico di Spoleto. Tra gli altri riceve: il “Premio Hystrio alla drammaturgia 2009” con Odissea, il “Premio Speciale Ubu 2011” con la Trilogia sull’individuo sociale, il “Premio Ubu” come Miglior attore nel 2013 con Un bès – Antonio Ligabue e con lo stesso spettacolo anche il “Premio Hystrio Twister 2014” come Miglior spettacolo dell’anno a giudizio del pubblico. Il suo progetto triennale dedicato alla figura di Antonio Ligabue, concluso di recente con un evento che ha coinvolto oltre 200 persone tra artisti e tecnici, ha ottenuto il riconoscimento di evento di interesse nazionale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Premio della Critica 2015 dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro e il Premio Ubu 2015 come Miglior progetto artistico e organizzativo. Il suo nuovo progetto è costituito da un dittico dedicato alla Grande Guerra, scelto da Radio3 per commemorare il centenario della Prima guerra mondiale. “Milite Ignoto – quindicidiciotto” ne è la prima parte ed è stato inserito tra gli eventi ufficiali per il centenario della Prima guerra mondiale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Lo spettacolo è risultato inoltre finalista ai Premi Ubu 2015 come Migliore novità italiana e ricerca drammaturgica. I suoi testi sono tradotti e messi in scena all’estero in diverse lingue e in contesti importanti, tra i quali il Festival d’Avignone 2015. Con “Dei figli”, lo spettacolo realizzato con la consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati, un lavoro che indaga la mutazione nella relazione tra genitori e figli prodotto da La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale con il Teatro Stabile di Bolzano, la Fondazione Sipario Toscana Onlus e Permàr, l’artista ha vinto il Premio Ubu 2022 nella categoria nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica (messi in scena da compagnie o artisti italiani). “Come una specie di vertigine” ha portato a Perrotta la candidatura come finalista al Premio Ubu 2023 nella categoria miglior attore o performer.

 

La rassegna “Terrestri?”

Fino al 21 maggio, il cartellone propone appuntamenti di qualità con spettacoli e artisti pluripremiati. Protagonisti della stagione serale vicentina i grandi nomi Antonio Rezza, Mario Perrotta e Roberto Castello, le compagnie sempre innovative Sotterraneo, Kepler-452, Fanny & Alexander e Muta Imago, i giovani affermati Matilde Vignae Lorenzo Maragoni e i nuovi artisti Baladam B-side, Alberto Boubakar Malanchino e Fieno/Di Chio.

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