La parità di genere non si conquista con le quote rosa

Alzi la mano la donna risolta nel suo lavoro, nella sua posizione e nella sua vita che abbia mai visto con favore le quote rosa, in politica, nelle aziende, nelle partecipate e cosa via. Saranno pochissime, e forse quelle pochissime tradiranno la condizione di partenza.

Eppure… Eppure, a meno che non ci si fermi al qualunquismo di maniera e alla rinuncia ad un’analisi seria (ed io non voglio farlo) la decisione di Cassa Depositi e Prestiti (il cui Cda e’ composto di due donne e due uomini) di modificare lo statuto, rivedendo gli equilibri di genere perche’ “I partiti candidano solo uomini” e non si riescono a trovare gli equilibri per il rinnovo del Cda, e’ un serpente che si mangia la coda, un controsenso ideologico e la prova, provata, che il sistema delle quote rose non funziona.

Ma di fronte ad un sistema che non funziona, da quando si molla e si abbandona? Come alzare le mani di fronte ad un tema, qualsiasi, che inefficace che non si sa come risolvere.

Se la soluzione non convince, ancora meno – ed e’ su questo che mi concentro – lo e’ la spiegazione, che sottintende che i partiti, condotti dagli uomini, candidino solo le donne che piacciono agli uomini. Un minuto di silenzio ci sta……. anche due. Perche’ questa considerazione o conclusione, non scritta, ma sottintesa, lascia sconcertati, ed apre quel Vaso di Pandora che questo momento storico fa finta di non vedere, o che pensa di risolvere modificando la lingua italiana aggiungendo la “a” ovunque.

Se le donne valgono, senza dover per forza fare paragoni con gli uomini, e se gli uomini non sono solo dei cavernicoli evoluti – come personalmente voglio pensare – contesto la premessa di uno strapotere nei partiti da parte degli uomini e rivendico una ricerca di candidati meritevoli sempre e comunque, quale che sia il loro genere di appartenenza. Ma al contempo è opportuna e doverosa una riflessione da parte di noi donne, di fronte allo specchietto per le allodole che il cosiddetto linguaggio inclusivo ci ha propinato sino allo sfinimento in questi ultimi anni: le battaglie formali non hanno mai migliorato nulla, non hanno mai salvato niente e nessuno, non hanno e non stanno creando un mondo migliore, non stanno gettando le basi per nessun cambiamento che sia davvero portatore di un nuovo risorgimento.

Au contraire. Teniamoci le quote rose, ove possibili, ma parallelamente torniamo a parlare di diritti, di situazioni, di soluzioni, di futuro, di percorsi e di progetti: concentriamoci sulle cose di sostanza, e quando, davvero, realisticamente, la parità di genere sarà espressione di democrazia, e di libertà, allora potrei accettare anche le “a” finali distribuite dogmaticamente dalle sacerdotesse della cancel culture, pur cosi cacofoniche.

Come i fiorellini sulle i. Prometto.

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