Alberto Stefani è il nuovo Vice di Matteo Salvini. La nostra intervista in esclusiva

Alberto Stefani, 32 anni a novembre, deputato già alla seconda legislatura, laureato con 110 e lode a Padova in Giurisprudenza, già sindaco di Borgoricco, in provincia di Padova, commissario regionale del Carroccio e poi, l’anno scorso, eletto segretario veneto battendo i trevisani, dalla settimana scorsa è, insieme a Claudio Durigon e Andrea Crippa, il nuovo vicesegretario federale, in pratica uno dei tre numeri due di Matteo Salvini. Un lombardo, un veneto ed un laziale.

Stefani rappresenta la nuova leva del Carroccio, quella che spazza via i luoghi comuni del passato, è giovane, è preparato, è moderato. Tre componenti che non si vedono spesso a quelle latitudini e Salvini su di lui sta investendo con decisione da anni. Lo abbiamo contattato per fargli alcune domande all’indomani del prestigioso incarico.

Alberto Stefani, da pochi giorni numero 2 del Carroccio, hai un’agenda pesante da seguire, Elezioni Regionali in Veneto, Elezioni Provinciali probabili e referendum sull’autonomia, giusto per dirne qualcuna?

“Sulle Regionali la Lega lavora per la continuità,  per garantire ai veneti una guida solida e soprattutto capace di affrontare la fase attuativa dell’autonomia, che abbiamo ottenuto grazie a un disegno di legge di Calderoli, approvato naturalmente in Parlamento dopo una battaglia che durava da anni. Affronteremo il tavolo delle trattative consapevoli di essere la prima forza del territorio, dimostrata dal dato delle amministrative della primavera scorsa, che ci hanno visto vincere in gran parte dei comuni, con la conferma per il 97% dei sindaci uscenti, e  ci ha consentito di vincere sfide ritenute impossibili dai più, come a Bassano del Grappa dove abbiamo praticamente ottenuto il risultato da soli.

“Sulle Provinciali ricordo che sono il primo firmatario della legge di riforma per ripristinare il primo livello amministrativo delle Provincia, in pratica il ritorno al suffragio universale e la fine della riforma Del Rio,  per restituire a questi enti il ruolo che gli amministratori chiedono e i cittadini rimpiangono.

Infine sul Referendum stiamo facendo una capillare campagna informativa con i gazebi nelle piazze per spiegare ai cittadini il valore della riforma approvata dal Parlamento e smentire le leggende che circolano sull’autonomia differenziata”.

Quello di Aberto Stefani sarà un partito leggero o pesante?

“Io sono in Lega da quando avevo 15 anni, ho percorso tutte le tappe formative interne e credo in un partito che seleziona e prepara la sua classe dirigente. Conosco bene l’importanza della struttura e delle sezioni. Conosco e apprezzo il valore della militanza e quindi la mia idea di partito è quella di una realtà ben radicata sul territorio. Del resto questo è testimoniato anche dalla scuola di formazione che facciamo da tempo e che ha raggiunto i 700 iscritti nel Veneto”

Qual è la situazione a Vicenza dopo le dimissioni della coordinatrice cittadina?

“Stiamo riorganizzando la presenza nel Capoluogo attraverso una precisa strategia di rappresentanza nei quartieri. La Lega è il partito dei quartieri e a Vicenza, come nelle altre città importanti del Veneto, stiamo lavorando in questa direzione”.

Tu sei Vice nazionale e Coordinatore regionale eletto l’anno scorso, la scelta di Salvini è di attenzione al laboratorio politico del Veneto o è un investimento su un parlamentare di valore della nuova generazione? 

”È un po’ entrambe le cose. Matteo Salvini ha voluto dare un segnale di attenzione e sensibilità al Veneto, ha voluto scegliere un territorio in cui la Lega ha radici, classe dirigente e storia. Poi ci sta anche che abbia voluto investire su energie nuove che hanno la sua stima e la sua fiducia. Per quanto mi riguarda confesso che vivo questa nuova avventura con profondo senso di responsabilità, perchè questa è la prima componente da considerare quando si accettano ruoli di questo livello. Responsabilità e impegno. Allo stesso tempo ricordo sempre, per primo a me stesso, che lo spirito di servizio al partito e al territorio deve rimanere l’ingrediente più importante nel lavoro quotidiano che da adesso in poi dovrò svolgere”

 

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