Il punto sullo sport a Vicenza

Il fine anno è sempre un momento di riflessioni su varie tematiche. Credo sia opportuno, indipendentemente da una logica politica che in questo caso è fuori luogo, tracciare una linea di analisi sullo sport in Città. Vicenza soffre da anni ormai di un’ apatia “sportiva”. Una sorte di limbo da cui non riesce ad uscire. Risultati mediocri, poco entusiasmo e coinvolgimento,  “campanili” evidenti in qualsiasi disciplina. La Città è lontana da standard sportivi di rilievo nazionale,ma anche regionale. Non mi riferisco solo agli impianti, ma ad un approccio alla cultura sportiva che non c’è, o che latita, anche se il numero dei praticanti è in aumento.

Nell’ambito delle società sportive, ci sono certamente esempi virtuosi, società ben “governate”, anche se ritengo si contino su una mano. Ma l’atteggiamento della Città nei confronti dello sport è sufficientente indifferente. Non entro nel merito del calcio,baluardo storico, ma se dovessimo analizzare gli ultimi tempi  mancano non solo i risultati ma, soprattutto, il feeling con la Città. La questione che pongo,quindi, va ben oltre il mero risultato o la mera categoria o disciplina. È il “modus” culturale della Città che sembra non abbracci l’ambito sportivo, o che lo tenga in secondo piano. Lo Sport viene considerato a margine, non rientra in una seria prospettiva di sviluppo e visione futura di Vicenza. Le politiche sportive degli ultimi anni non hanno minimamente inciso sullo status del settore, nè tantomeno su una trasformazione urbana, che, invece, in altre città,  ha accompagnato veri e propri cambiamenti infrastrutturali e di comportamento.
Ciò ha delle notevoli implicazioni negative, anche di natura economica, come la bassa presenza, se non nulla, di sponsor e “finanziatori” di peso.
L’attrattività dello sport passa attraverso varie fasi o almeno si basa su dei punti fissi, che non sono solo la presenza o meno di impianti all’avanguardia, ma che riguardano il collegamento con l’ambito della scuola, delle imprese private, del settore pubblico, del mondo no profit, del sociale, dell’ambiente.
Campi e settori che, come ho sottolineato già in altri interventi, abbisognano di competenze e di relazioni forti. Ma il punto rimane a mio avviso l’entusiasmo e l’atteggiamento di propositività. Lo Sport che verrà ha necessità di un “credo”  che si fondi sulla certezza che investire sulla cultura sportiva è non solo la vera sfida dei prossimi anni, ma che ciò rappresenti la vera trasformazione in una società più solidale e più umana.
Il problema è crederci. Con entusiasmo.
Buon anno nuovo sportivo.
Antonio Buglione #SportiviperVicenza 

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