CONI: Zaia potrebbe fare il Presidente. I titoli ci sono ma c’è l’incognita dei voti

A chi sosteneva che Luca Zaia non poteva fare il Presidente del CONI va risposto che si sbagliava. Lo scrive sul Gazzettino l’ottima Alda Vanzan che, carte alla mano dimostra che sì, tecnicamente il governatore del Veneto avrebbe i titoli per giocarsela. Come? È Collare d’Oro. E questo basta per essere eleggibile. Poi bisogna prendere i voti in assemblea.

Il “Collare d’oro” è un’onoreficenza che il CONI assegna agli amministratori, in questo caso nel 2019 andò a quelli che avevano “creduto, fortemente voluto e conquistato” le Olimpiadi invernali del 2026: il riconoscimento andò al governatore del Veneto Luca Zaia, al sindaco di Cortina d’Ampezzo Gianpietro Ghedina, al sindaco di Milano Beppe Sala, al governatore della Lombardia Attilio Fontana. E ora sono tutti e candidabili alla presidenza del Coni.

Con la conclusione dei Giochi olimpici di Parigi, la presidenza del Coni (Giovanni Malagò) e le presidenze di tutte le federazioni sportive nazionali, dall’atletica leggera alla vela, sono scadute. Proroghe non ce ne sono state e quindi si deve andare ai rinnovi. La tempistica è: rinnovo delle federazioni entro il 15 marzo 2025, rinnovo della presidenza del Coni entro il 31 maggio 2025.

Chi può candidarsi alla successione di Malagò? Non lui,  perché la norma in vigore stabilisce il limite dei tre mandati (è stato eletto nel 2013, nel 2017 e nel 2021). Curiosamente, il limite dei mandati per i presidenti delle federazioni invece non c’è – tanto per fare un esempio, Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, è presidente della Federnuoto da 24 anni, si è appena ricandidato per la settima volta di fila e lo scorso 7 settembre è stato eletto con il 77,7% dei voti (li ha pure aumentati perché quattro anni fa si era fermato al 71,54%). Dunque, le elezioni per il rinnovo delle federazioni sono già iniziate, al loro termine si passerà a votare il successore di Malagò – il quale, appunto, non potrà ricandidarsi a meno che il Parlamento non modifichi l’attuale legge.

Chi può candidarsi alla presidenza del Coni? Chiunque abbia uno di questi quattro titoli: 1) essere o essere stato presidente o vicepresidente di una Federazione sportiva; 2) essere o essere stato atleta azzurro d’Italia (in qualsiasi disciplina, anche gli scacchi); 3) essere o essere stato Stella al merito sportivo o Collare d’Oro al merito sportivo; 4) essere o essere stato membro di giunta del Coni. Zaia ha il Collare d’oro e quindi è candidabile. Ma essere candidabile non significa essere eletto, per farcela bisogna andare a caccia di voti: la platea degli elettori è composta da 81 persone e serve la maggioranza assoluta. Servono, cioè, almeno 42 voti nella prima votazione.

TECNICISMI ASSEMBLEARI

Il corpo elettorale – 81 persone – è composto dai presidenti delle Federazioni sportive (48), dai rappresentanti degli atleti (10), dei tecnici (5), dei membri Cio (3), degli enti di promozione sportiva (5), delle discipline associate (3), delle associazioni benemerite sportive (1), dei comitati regionali del Coni (3), dei delegati provinciali del Coni (3). Di questi 81, siccome i rinnovi sono in corso, si conoscono i nomi di appena 13 persone: Giovanni Malagò, Federica Pellegrini e Ivo Ferriani (tutti e tre membri Cio); Flavio Rosa (sport invernali); Andrea Gios (sport del ghiaccio); Paolo Barelli (nuoto); Antonio Dima (sport universitario); Angelo Binaghi (tennis); Andrea Mancino (biliardo e bowling); Siro Zanella (squash); Marco Di Paola (sport equestri); Stefano Mei (atletica); Stefano Podini (pallamano).

Nell’ambiente sportivo si evita di fare previsioni oggi sulla successione, proprio perché ancora non si sa chi saranno – a parte i 13 di cui sopra – gli elettori. E, soprattutto, che il Governo di Giorgia Meloni non ha voce in capitolo perché è una elezione, non una nomina (ma è stato questo Governo a togliere il limite dei mandati, pur con un quorum più alto, ai presidenti delle federazioni). La cosa certa è che, tra i candidabili e – voti permettendo – eleggibili, per il dopo Malagò, c’è anche Zaia. Il quale, come da protocollo a cui ci ha abituati, smentisce, sorride e sfugge spostando il tema “ormai mi hanno candidato a tutto ma a me interessa solo il Veneto”. 

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