Lo sport che non c’è

di Antonio Buglione*

Ennesimo fallimento del calcio italico, ennesimi ‘pipponi’ sul modificare il sistema, i settori giovanili, le scuole calcio e chi più ne ha più ne metta. Divertenti, poi, tutti coloro,un classico italiano, che da allenatori della Nazionale, si trasformano in direttori tecnici di settori giovanili, esperti di rapporti scuola-sport, advisor per le società sportive, tutti con le soluzioni già pronte.

Allora, lo Sport in Italia va male.Se però gli interisti pensano che il calcio vada bene perché hanno vinto lo scudetto, gli amanti del tennis ritengono che Sinner abbia risolto i problemi del settore e gli appassionati di atletica sono convinti che Tamberi e company abbiano risollevato le sorti della disciplina, siamo lontani da un’analisi seria.
Non è così. Il sistema Sport in Italia è una chimera. Possono certamente esserci centri di eccellenza, società sportive all’avanguardia, regioni più o meno sviluppate in ambito sportivo, ma il meccanismo di accesso allo sport in Italia è di basso livello, se non nullo.
Lo sport, che per definizione è inclusivo, non lo è per niente nel belpaese.
C’è già alla base, una selezione “sociale”, che permette solo ad alcuni di praticare alcune discipline. Provate ad iscrivere un ragazzino ad una scuola calcio o ad un circolo tennis di eccellenza e vedrete.
Lo sport in Italia non permette a tutti l’accesso.Prendiamo un altro esempio.Gli extracomunitari regolari e in attesa di regolarizzazione, ma soprattutto i loro figli.La difficoltà che si ha nel gestire pratiche di accesso a qualsiasi campionato per questi atleti è di una complessità immane, non regolata da una legge complessiva e organica. Lo sport in Italia fa una prima selezione, non tecnica. Ma economico/sociale.
Le famiglie che possono gestire costi di iscrizione, partecipazione, trasporti e altro, possono permettersi di far praticare uno sport ai propri figli. Immaginate famiglie con più figli. Potrei parlarvi del rapporto scuola-sport, oppure della qualità di istruttori e allenatori, ma andremo per le lunghe.
Mi limito solo a far presente, anche al mondo ovattato del calcio, che la Nazionale non è altro che il riflesso di una politica sportiva che l’Italia non ha.
Il format giocatori-soldi non regge più: giocatori pagati e strapagati sono scarsi, se non di più, in rapporto ad altri di categorie anche inferiori. Ma se questo problema non viene sradicato alla base, con settori giovanili accessibili a tutti che tengano conto del reale valore dell’atleta, si rischia, come sta succedendo ora, che non ci sia nemmeno più una logica di valore sportivo del giocatore. Qual’è il valore effettivo di un giocatore di calcio? Chi lo determina? E con quali parametri?
Tutto ciò per dirvi, cari amici sportivi, che in tutte le discipline bisogna tornare alla cultura dello sport, inteso come sano, e trasparente agonismo tecnico-atletico, e soprattutto rendere lo sport accessibile a tutti.Solo così verranno fuori gli atleti del futuro, che non è che devono diventare tutti Messi o Jordan, ma che devono potersi misurare come si diceva una volta, sul campo.
Ma gli interessi da un certo livello in su, non sono più questi e quindi non si parla più di sport.
E la Nazionale vista poco tempo fa ne è un riflesso.

*Presidente Sportivi per Vicenza Aps

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