Non gioco più…me ne vado

La hit di Mina degli anni Settanta ben si presta a sintetizzare il pensiero politico del leghismo veneto che esce dalla pubblicistica di questi giorni, all’indomani del plebiscito su Fratelli d’Italia che mette il cappello sulla guida futura della Regione. Prima solo sussurrato, oggi dichiarato, da più voci, anche piuttosto autorevoli, si alza il principio per cui il dopo Zaia non può che essere comunque a trazione Lega, altrimenti il Carroccio correrà da solo alle Regionali del 2025.

Qualcosa non torna rispetto ai fondamentali.

Se si accetta il principio della rappresentanza, il dato delle urne è inappellabile, FdI è il primo partito del Centrodestra con oltre il doppio del consenso leghista e con Forza Italia in recupero. In base ai numeri dovrebbe essere scontato che il successore di Luca Zaia, cui è stata tolta la possibilità del terzo – che per lui sarebbe quarto – mandato sarà indicato dal partito di Giorgia Meloni, ma in casa Lega si dice, o a noi oppure con voi non giochiamo più.

E allora poi non ci si può lamentare se non vi votano, o addirittura se un veneto su due neanche si scomoda di andare a votare, perchè lo spettacolo che sta dando la classe dirigente è davvero inguardabile. Un po’ quello che succedeva quando da bambini il proprietario del pallone scappava con la palla perché stava perdendo la partita.

E anche qui ci viene in soccorso l’esempio che arriva dai territori, dai comuni dove molti leader locali hanno dato una lezione sia al vertice della Lega che a quello di Fratelli d’Italia. Quanti sindaci o amministratori leghisti hanno dimostrato consenso reale misurandosi sia con il centrosinistra che, spesso, con liste a volte improvvisate di Fratelli d’Italia? Potremmo fare numerosi esempi anche in provincia di Vicenza, e comprendere così che il distacco tra elettorato e classe dirigente della politica è tanto reale quanto impietoso. Si vota l’amministratore apprezzato, molto, molto più del simbolo.

E allora anzichè cantare e praticare la canzone di Mina, avrebbe più senso prendere in seria considerazione il segnale dei cittadini che sta dicendo ai vertici del Carroccio che, se vogliono davvero fare una cura ricostituente al partito, devono investire sugli amministratori locali di successo e magari abbandonare la logica della cooptazione degli ottimati.

CONDIVIDI SU