Marino Pagiusco, padre della transumanza, la scorsa notte ha subito una predazione a Marcesina. Episodi analoghi verificatisi anche a Posina ed Asiago
Ogni giorno contiamo i danni. Il lupo continua a fare strage di bovini, e non solo, nelle montagne e colline del Vicentino. È evidente che il crescente numero di branchi ed i cuccioli del predatore che diventano adulti rappresentano sempre più un problema per le malghe, ma anche per le comunità in cui sono stati avvistati. Tra le vittime predilette, senza dubbio, ci sono i bovini, ma anche asini, caprioli e, persino animali da compagnia come i cani.
Questa volta, ad essere colpito dalla perdita di un bovino, è stato il padre della transumanza, Marino Pagiusco, che, è bene ricordarlo, è stata inserita nel 2019 dall’Unesco nella lista del Patrimonio culturale immateriale.
“La scorsa notte ho sentito gli animali particolarmente irrequieti – spiega Marino Pagiusco, gestore della Malga V Lotto Marcesina ad Enego – così intorno alle quattro del mattino, torcia alla mano, mi sono precipitato nel pascolo, tra la nebbia. Sembrava tutto normale, ma al mattino l’amara scoperta: una delle mie bovine era state predata da un lupo. Mi sono premurato subito, questa mattina, di contattare la Polizia provinciale, per denunciare l’accaduto, e mi è stato detto che arriveranno in giornata, ma di avere pazienza, in quanto la scorsa notte c’erano state altre predazioni, oltre alla mia, a Posina e ad Asiago”.
I branchi di lupi, è innegabile, sono molti e sono sparsi per tutta la provincia, dove sembra che nessuna zona sia risparmiata dalla presenza del carnivoro. “La situazione è diventata insostenibile – prosegue Pagiusco – e sono convinto che l’unica soluzione sia lasciare le malghe. Non è concepibile che ogni giorno continuiamo così e chi dovrebbe difenderci ha perso la capacità di essere credibile. Ed è evidente che, se le istituzioni non fanno nulla per contrastare questa situazione vuol dire che intendono accettare l’abbandono del territorio, quindi l’incuria con tutto ciò che ne consegue per l’economia dei territori coinvolti”.
Marino Pagiusco, innamorato dei suoi animali, non nasconde tutta la propria sofferenza ed il morale a terra: “È tutto da vedere se ci vedremo alla transumanza, in quanto non possiamo escludere di scaricare anticipatamente la malga, anche se rinunciare ci dispiacerebbe davvero molto”.
Analoga situazione si è verificata nella giornata di ieri a Malga Cimo a Campolongo sul Brenta, dove la giovane Valentina Pigato porta al pascolo le proprie bovine di razza Burlina, una razza a limitata diffusione. “È il terzo anno consecutivo che il lupo non ci lascia in pace. Recentemente abbiamo subito una predazione con tre vitelli di razza Burlina uccisi e, con quella di ieri, riteniamo di non poter sopportare oltre questa mattanza, perciò valuteremo se tornare in montagna, consapevoli dell’alto rischio che corriamo”.
Grande preoccupazione viene manifestata anche da Coldiretti, che da mesi denuncia questi episodi: “Siamo ormai esausti nel continuare a segnalare le predazioni nelle colline e montagne vicentine. Gli allevatori che presidiano le malghe – conclude il presidente di Coldiretti Vicenza, Pietro Guderzo – svolgono un prezioso compito di salvaguardia e cura del territorio, pur con grosse difficoltà economiche, che riteniamo sia irrinunciabile, soprattutto per le amministrazioni locali, che in tal modo vengono sollevate da un’incombenza non di poco conto. Proprio per questo pensiamo sia fondamentale che alla nostra battaglia di civiltà, perché difendere le malghe e le imprese riteniamo sia proprio una questione di civiltà, si aggreghino anche i sindaci del territorio. Abbiamo posto in atto tutte le misure passive possibili per difenderci dagli attacchi dei lupi, ma si sono rivelate inefficaci, pertanto occorre pensare al contenimento degli esemplari. Questa non è una battaglia solo di Coldiretti e non è solo una questione che riguarda le malghe. Basta con i tavoli di confronto, servono soluzioni immediate per evitare che la prossima estate ci ritroviamo a fare la conta dei morti. Non possiamo permetterci il lusso, infine, con l’approssimarsi delle olimpiadi invernali di presentarci con le montagne abbandonate”.