L’individuazione e la cattura del capo della baby gang che ad aprile aveva pestato e rapinato un 45enne in centro è una buona notizia che ha suscitato perfino l’attenzione e i complimenti del governatore più amato dagli italiani.
E ne siamo tutti compiaciuti. Complimenti alle forze dell’ordine che hanno reso la città un po’ più sicura.
Ma il fenomeno della delinquenza giovanile non si arresta e il problema meriterebbe l’apertura di un fascicolo nell’agenda urbana della città. Da Palazzo Trissino c’è un silenzio imbarazzante. E’ una questione di sicurezza? Lo è senz’altro, ma è anche un problema di disagio sociale che va affrontato con altri approcci.
Esiste un malessere diffuso ed i sistemi di prevenzione e sostegno alle famiglie che vivono il dramma di avere in casa figli borderline dovrebbero essere messi a punto con un’azione che vada con decisione al cuore del problema.
In altre parole, bisogna lavorare sulle cause, prima di dover affrontare gli effetti di questo tipo di disagio. Violenza e stili di vita sbagliati sono diventati persino di moda, e basta leggere i testi della musica più ascoltata tra i ragazzi in questi anni per capire quanta rabbia, modelli sbagliati, il peggiore dei maschilismi e l’esaltazione dei modelli negativi siano abitualmente accettati nelle nuove generazioni.
Ulss e Comune fanno quello che possono, ma le famiglie che vivono il problema hanno bisogno di sapere che le istituzioni ci sono e si occupano di loro. E’ un tema che dovrebbe essere inserito come priorità 1 nell’agenda politica della città, ma non ci sembra sia davvero così. Si discute su dove mettere la Bertoliana o sulle rastrelliere per i turisti.
Forse è arrivato il momento di rompere definitivamente il silenzio sui progetti messi in campo sulle baby gang, se ve ne sono, e, magari, senza ipocrisie attivare uno sportello pubblico e un numero verde per le emergenze che aiutino le famiglie a gestire meglio il problema ed a sentirsi meno sole, perchè l’emergenza delle baby gang non può essere affrontato in baby doll.